ATRIUM, tre appuntamenti per approfondire la storia di Merano

Flyer

La Fabbrica del Tempo e il Comune di Merano, in collaborazione con ATRIUM e la ripartizione provinciale per la cultura italiana, invitano la cittadinanza a (ri)scoprire l'ex fabbrica Montecatini di Sinigo, il Dopolavoro, Borgo Vittoria e la centrale idroelettrica di Marlengo.

ATRIUM (Architecture of Totalitarian Regimes of the 20th century In Europe's Urban Memory), è un'associazione - alla quale ha aderito nel 2018 anche il Comune di Merano - fortemente voluta e patrocinata dal Consiglio d'Europa con lo scopo di indagare, contestualizzare, spiegare gli edifici costruiti a scopo di propaganda, ma non solo, durante i regimi totalitari del XX secolo. 

Nel maggio 2022, La Fabbrica del Tempo, in collaborazione con ATRIUM e il Comune di Merano, ha pubblicato "Less is more – Moderno a Merano", un libro che si basa su ricerche d'archivio e tratta il contesto storico e le architetture pubbliche, sportive, religiose e private di Merano tra il 1920 e il 1940. 

Tre giornate ATRIUM

La Fabbrica del Tempo e il Comune di Merano, in collaborazione con ATRIUM e la ripartizione provinciale per la cultura italiana, organizzano due eventi per invitare la cittadinanza a (ri)scoprire l'ex fabbrica Montecatini di Sinigo, il Dopolavoro e Borgo Vittoria (sabato 7 ottobre alle 15) e la centrale idroelettrica di Marlengo (sabato 14 ottobre, visite guidate alle 15 e alle 16).

Le visite guidate all'ex Montecatini e alla centrale di Marlengo, per le quali è necessaria la prenotazione via email scrivendo all'indirizzo: info@fabbricadeltempo.it, sono possibili grazie alla disponibilità dimostrata da REM TEC e Alperia.

Il terzo appuntamento, in programma a Palais Mamming giovedì 19 ottobre alle 20, sarà dedicato all'arte modernista e a conoscere meglio ATRIUM. Verrà presentato e contestualizzato il libro „Less ist more“, edito dall'associazione La Fabbrica del Tempo, e verranno illustrati gli affreschi di Rudolf Strolz presenti nella chiesa parrocchiale di Maia Bassa nonché le pitture realizzate da Paul Mathias Padua sulla facciata di Villa Diessbacher. Il presidente di ATRIUM traccerà infine la rotta dell'associazione e le ulteriori attività in programma.

Flyer

Un manifesto programmatico di modernità

I piani della Montecatini per una diffusa elettrificazione e industrializzazione di tutto il territorio italiano risalgono già al 1919-1920 e vennero largamente condotti a compimento con le risorse della società stessa, senza contributi statali. I primi interventi statali giunsero un lustro più tardi, con l’Opera Nazionale Combattenti e l’istituzione del borgo rurale di Sinigo, adiacente alla fabbrica e al Villaggio Montecatini. Vennero allora costruite le case coloniche, la piazza, la nuova chiesa, le scuole e soprattutto fu realizzato il completamento della bonifica, tra il rio di Nova e il rio Sinigo. 

La fabbrica era per molti versi un manifesto programmatico di modernità: se alcuni piccoli edifici di servizio come la portineria, gli spogliatoi, l'amministrazione e il laboratorio chimico risentono ancora di uno stile eclettico, decorativista, improntato alla commistioni di parati esterni in mattoni e particolari in pietra artificiale a contrasto tipico del primo ventennio del Novecento e che andrà ad esaurirsi di lì a poco, gli edifici produttivi furono invece improntati a linee assolutamente moderne, che ancora possono essere ravvisate nei pochi edifici originari e a tutt’oggi esistenti. L’esempio più significativo, il cosiddetto Parabolico, ossia il grandioso magazzino prodotti finiti con il relativo terminale ferroviario di carico interno, caratterizzato dall’infinita fila di oblò circolari, non esiste purtroppo più da trent’anni, a causa dei continui rinnovamenti dettati dalle mutate esigenze produttive. 

Oltre alla fabbrica l’area fu dotata di un proprio spaccio e di un centro di assistenza medica, un quartiere prevalentemente autonomo dove molti impiegati ed operai vivevano con le loro famiglie. La dirigenza della fabbrica – in linea con lo spirito del tempo – provvedeva anche all’offerta di attività per il tempo libero dei propri occupati attraverso l’Opera Nazionale Dopolavoro, con intrattenimenti sportivi e culturali: oltre a praticare attività sportive si poteva trascorrere il tempo nelle sale comuni ascoltando la radio o assistendo alla proiezione settimanale di un film; venivano organizzate gite e partecipazioni a molteplici celebrazioni e manifestazioni. Erano presenti inoltre una piccola compagnia teatrale e una banda musicale della fabbrica, che fungeva altresì da veicolo pubblicitario della Montecatini.

Da Marlengo l'energia per i processi industriali

La centrale idroelettrica di Marlengo, nelle sue raffinate forme architettoniche, ricche di particolari art déco che vediamo oggi, nasce a metà degli anni Venti sempre ad opera della società Montecatini, con il preciso scopo di alimentare il nuovo stabilimento industriale che in quegli stessi anni andava costruendo a Sinigo. La nuova centrale doveva fornire alla nuova fabbrica sia la potenza elettrica necessaria ai processi industriali di sintesi dei composti azotati, sia l’idrogeno necessario ai medesimi processi, prodotto attraverso celle elettrolitiche collocate nella centrale e quindi portato fino alla fabbrica di Sinigo tramite un gasdotto dedicato. Originariamente entrambe – centrale e fabbrica – avrebbero dovuto sorgere a Marlengo, ma alla fine, anche per allontanare la fabbrica dalla “città di cura”, si decise per l’attuale ubicazione. La facciata squadrata con le ampie finestrature riflette pienamente lo stile novecentista e sembra quasi voler gelosamente custodire l’apparato decorativo dell’interno, dove ampie partiture pittoriche, in uno stile che già trascolora dal liberty all’art déco, inneggiano alla forza dell’allora ancora nuova energia, quella elettrica.

03/10/2023

ITA